(Mentre guardo l’orario in una ennesima notte insonne, immagino di recitare questo innocuo monologo personale – che lascia il tempo che trova)

io reputo che tutta la mia inclinazione e declinazione umana, emotiva, filosofica ed esistenziale possa dipendere da un oggetto e da una circostanza: l’orologio, e l’averlo ricevuto in regalo sin dall’età della ragione d’infanzia. è, era lo scorrere delle lancette – in realtà il procedere digitale dei secondi, dei minuti e delle ore – che trascinava a rimorchio il passaggio del tempo universale, ed era il sole che si adeguava a quello stesso fluire continuo zompettandovi dietro a rotazione, per quanto fosse poi la terra a ruotarvi intorno – al sole/ ass hole; ed era quello un bene di così prezioso valore, assoluto, come detto universale, che andava ammortizzato in sostanza perenne, cioè guardato con costanza maniacale, un dato materiale insito nel DNA umano che mi era stato recapitato – da chi, per cosa, per QUANTO e QUANDO? E sin da quel primo istante, quei momenti di morsa ribelle al lato sinistro scorrevoli continui consecutivi irreferenabili non interrompibili, la mia umanità è stata segnata, e di qui di là – in poi – tutto il mio sistema esistenziale si è formato, conformato, evoluto, ed approdato assodato consolidato al resto di se stesso. Questo è il dato: non a caso, per caso, con caso – forse: ma con il casio al polso. Sono assolutamente, assolatamente, assoltamente convinto di ciò – che HO.

(poi forse mi sono addormentato…)