Archive for Dicembre, 2020



Tutte le cose che avevo bisogno di scrivere, molte le ho scritte.
Poche delle cose che avevo voglia di dire, qualcuna l’ho detta.
Molti dei troppi pensieri che non sono riuscito a non pensare, alcuni ho provato a finger dimenticarli.
Qui oggi non c’è la mia poesia, né il film fotografato e musicato di un anno della vita mia.
Comunque tu lo voglia accarezzare per un istante: basta così.

STA DIO MARADONA

si dice che in chiesa ci sia dio, o gesù, o giù di lì – letteralmente. e si vive in un’epoca orrenda ed atroce per la memoria collettiva, e per il rispetto di ciò che rappresenta il sale di quella memoria, cioè l’uso delle parole. Totalmente stravolte nel loro significato originario, e nella dedizione con cui esse si sono spese, nei tempi e nei secoli, ad indicare e rappresentare precisamente quella cosa lì, e giusto e appunto e calibratamente quella, poi lascia perdere le allusioni, le sfumature, le causate ambiguità – era parte dello stesso gioco, di parole che i più eletti rivoltavano per mostrarne l’altro volto. Ma oggi è solamente strame, per incuria, ignoranza, scientifico desiderio di sterminio per fini di dominio. Di esempi, adeguati ai tempi pessimi odierni, me ne vengono in mente a volo due, “negazionista” e “piuttosto”. il primo termine ha un significato espressamente coniato e legato ad un ben determinato periodo e fenomeno storico: indica infatti una “particolare forma di revisionismo storico, che nega la veridicità di alcuni avvenimenti, in particolare del periodo nazista e fascista e della seconda guerra mondiale”. Oggi, se io in strada non indosso la mascherina, sono negazionista. Fine dell’esempio raccapricciante, una volta colta la sproporzione aberrante. Piuttosto: è una congiunzione AVVERSATIVA, cioè serve a indicare che qualche cosa avviene o si sceglie a preferenza di altra dello stesso genere (INVECE DI, ANZICHE’); ed oggi viene usata come DISGIUNTIVA (OPPURE). Se io dico che voglio andare a zappare la terra piuttosto che stare sotto padrone, prova a vedere cosa succede se usi impropriamente la disgiuntiva in luogo (anzi: piuttosto) dell’avversativa e fammi sapere.

Ma da oggi, come d’incanto, esiste una parola che invece di essere usata impropriamente per dare una falsa interpretazione e rappresentazione della realtà, si piega ella stessa dolcemente alla realtà immodificabile delle cose e docilmente decide di adattarvisi: non mutando di genere e specie, ma solamente di un accento, di un piccolo accento che dalla prima slitta alla seconda sillaba, alla lettera “i”.

E me li sento pure, un domani, modificarne – i tifosi – anche l’espressione: non diremo “andiamo allo stadio Maradona”, ma “andiamo addò sta-dìo Maradona”. Sì, perchè quello “sta” diventerà un presente infinito, perché come dio sta in chiesa, Maradona sta in quello stadio, e lo si dirà in un sussulto orgoglioso di perenne gratitudine: (Lì ci) Sta Dìo Maradona. Quello sarà il tempio, non potrebbe essere altrimenti, l’Azteca è troppo alto, troppo lontano, troppo spoglio, e poi lo disse Lui che quella era casa sua.

L’unico caso al mondo in cui una parola cambia accento solamente in un preciso luogo, e per me – che sono solamente un riservato, accampato e sopravvissuto poeta e filosofo della Parola, questa cosa non poteva non meritare un pensiero parlato, pur nel mio lutto continuato.

Stadìo Maradona

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