Archive for Ottobre, 2004


ADRIANO

Adriano


 


Adriano stancamente sorride


occhio a illuminare, smarrito, impaurito


ha visto crescere un muro di silenzio


e nelle orecchie la calca e le Memorie.


Il punto fisso inchiodato al pavimento


si riflette nell’acciaio del cielo ostacolato


quando il ricordo della musica e del tempo


gli muovono dolore eterno e grato.


Il corpo si consuma lentamente


di una stanchezza che va oltre le sue membra


come a staccarsi da una singola traiettoria


per compararsi con lo spirito del mondo.


Il suo pensiero osserva sbigottito


tutto il clamore sotto un’altra prospettiva


la vita libera e indifesa si rifiuta


di confessare la sua propria autonomia.


E quindi scrive, e il senso è manifesto


quando Parola si trasforma sul suo sguardo


e il movimento circolare degli affanni


per un incanto di un istante si sospende.


Nel tempo della mia vita mortale


altri Maestri si pararon sul cammino


non furon nelle sedi stabilite


e l’immaginazione rende omaggio


per la miseria di due lacrime da solo.


Forzarono le sbarre di falsi sentimenti


false visioni stupide ossessioni


imperativi illogici e integrati


per dare un prezzo ad ogni commozione.


Invece tu tra spigoli quadrati


osasti rievocare quel Sileno


che prese tra gli affetti il suo bicchiere


perché è la Legge che qualifica da sempre


un buon viatico di stanca convivenza.


Adesso quanti possono avvertire


Il tuo evidente monito esemplare?


Io resto qui da naufrago indolente


comunico a fatica ma vedo ancora il mare


rinchiudo le prigioni del mio stomaco


senza magnificare l’analoga condanna.


E c’è vergogna, e c’è disperazione


e un lampo di speranza non si vede


preferirei servire il tuo candore


preferirei insegnare il tuo rispetto.


Ma non si può sporcare di parole


il sogno indifferente che ti assilla


la vita curva con rapida impazienza


e sono certi giorni a non finire mai.


E tu lo sai, scolpito in una mano


Io lo imparai, riflesso in uno specchio


Siamo lontani, non ci vedremo mai


Ti porterò sul mare ti mostrerò il suo odore


Ci avvolgerà il silenzio, dolcissimo Adriano.

Il teorema della moralità contemporanea, ovvero come fingere di vivere in un mondo logico e lineare prendendosela con i paradossi che fanno pensare


 


Il pazzo sublime mise a punto il cosiddetto “teorema della moralità contemporanea”.


Questo teorema stabiliva che, tanto più un sistema individuale, collettivo o sociale è approssimato, dal punto di vista morale, all’etica di riferimento esistente in un dato periodo ed in un dato paesaggio sociale e culturale, tanto più esso era da considerarsi contemporaneo, proprio in virtù del fatto che il teorema fosse appunto identificato col nome di “teorema della moralità contemporanea”.


D’altronde, alcuni antagonisti del pazzo opposero l’osservazione indubitabile che il teorema presentasse alcune falle in merito all’aggettivazione utilizzata, poiché in esso si faceva riferimento ad una “moralità contemporanea” e non ad una “contemporanea moralità”, il che escludeva automaticamente la possibilità di estendere il suddetto teorema ad un sistema sociale complesso e pluralistico, in cui, cioè, tutti gli individui fossero contemporaneamente dotati di moralità comune.


Questa acuta riserva implicava, secondo una terza scuola di pensiero, quella dell’uguaglianza epocale, la necessità di applicare il teorema della moralità contemporanea (e della contemporanea moralità) ai soli sistemi complessi costituiti da individui aventi la stessa età anagrafica, in modo che i principi morali, diffusi in modo equanime ed onnicomprensivo tra i vari membri del complesso, non potessero essere condizionati da contingenze temporali (oltreché spaziali). Solo in questo modo, la contemporanea moralità contemporanea avrebbe operato su ciascuna parte del sistema nello stesso modo ed alla stessa ora, in particolare durante la cena, assicurando così una scrupolosa attenzione alle pietanze da servire in tavola, specie se riferite alla contemporaneità di un mondo consumistico, fatto di sprechi e di riluttanza alle problematiche dei morti di fame.


Ma questa terza scuola venne tacciata di marxismo strisciante dai teorici del mercato molesto, secondo i quali la teoria della moralità contemporanea, rivista alla luce dei sostenitori dell’uguaglianza epocale, avrebbe indotto il sistema ad avvitarsi su se stesso, sui propri scrupoli morali, e sulle indistinguibili differenze di età e di compleanni di tutti gli individui, con gravi ripercussioni sul mercato dei regali, dei fiori e delle torte, mercati che sarebbero rimasti inevitabilmente congestionati ed impossibilitati ad assicurare le proverbiali differenze di classe. Congestione – tralaltro –  che si sarebbe estesa ai morti di fame in quanto beneficiari a sorpresa di un interessamento (e di un tozzo di pane) da parte delle persone dotate di moralità contemporanea.


Quest’ultima teoria, con l’avvallo del Principe di turno, fu fatta propria dalle classi dominanti e divenne legge dello stato, mettendo fuorigioco – istantaneamente – i sostenitori del teorema della moralità contemporanea ed i seguaci dell’uguaglianza epocale, mentre i teorici del mercato molesto vennero elevati al rango di “cortigiani del re”. Fu così che nacquero i corti (contrapposti ai lunghi), i reietti (contrapposti ai re) i modesti (contrapposti ai molesti) ed i realisti (contrapposti ai teorici del re). Questi ultimi, tuttavia, finirono ben presto sul mercato, a testare l’immane e reale tragedia di un sistema basato sull’opposizione, e furono rapidamente trasformati in fuoco e polvere.


La leggenda narra che proprio l’odore acre del fumo, ed il crepitio del fuoco determinarono il brusco risveglio del pazzo sublime, intento fino ad allora a sognare di essere vivo.


Dal momento che la sua esistenza venne messa in dubbio, in quanto priva di una reale consistenza (alla borsa dei valori di mercato il matto aveva subito uno scacco), il pazzo, non più sognatore (quanto bisognatore), decise di mettere a punto quello che sarebbe stato il paradigma di tutti i cambiamenti sociali, economici e morali dei sistemi complessi esistenti, in ogni tempo ed in ogni luogo. Dopo aver chiuso gli occhi, e ripreso a sognare, egli immaginò di elaborare una teoria che svelasse tutti i pregiudizi, i trucchi e gli inganni, i camuffamenti, le manipolazioni, i raggiri, le dissimulazioni, le mimetizzazioni e le menzogne (oltre a tutti gli altri sinonimi che un buon sistema operativo può fornire) che si nascondono tra le pieghe del Potere, e che da esso vengono utilizzati per il perpetrarsi delle specie dominanti.


Fu così che ebbe luce, appunto, il “teorema della moralità contemporanea”.


Si prega di ritornare all’inizio del racconto.   

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