“son quelle cose dette senza pensare e che, anzi, vanno dette proprio perché non vengono pensate, anche perché se le pensassi davvero non le diresti mai e anzi, probabilmente, non è che non le diresti seppur pensandole, ma più semplicemente non le penseresti neanche, non le pensi neanche. Le dici solamente. E a volte le scrivi”.
quest’anno ho vinto lo scudetto
e perso il ben dell’intelletto
nelle troppo spesse rese dei conti a letto
mi resi conto di quanto spesso ho detto
perché del resto niente ho scritto
nessuno scatto e un passo sciatto
pensato troppo e pianto oltre
nel malinconico vuoto circolare.
Ma: non tutto è da buttare.
Salvo – non come escluso ma il suo opposto:
un video, una foto una sedia ed una radio
una curva al tramonto una bandiera volata da irreale corridoio
una moneta e una scatoletta piena di sogni
di mio padre e mio fratello tutto intenso vero e bello.
d’altro taccio che ho smarrito il tocco.
Pure: fui quel che fui e sono ciò che so
e so che ancora sono ciò che fui
anche non trovandomi, e vano riprovandoci
riprovevole dimenticandomi.
Ma va bene così: perché un giorno ci riderò
– amaro: il riso ma non quel dì
quando il senso mi ridarò
che sarà allora che capirò
il pensiero muto che lascio qui.
“dalla terrestre volta, per ancora una volta: io travolto volto il volto”.