Archive for Settembre, 2020


48 STA PER ECCE QUATTOTT

Ma 48 anni stanno anche per = anni multipli
che poi sarebbero 576 mesi che stanno per = molte vissute (scritte) storie
che peraltro in termini di 17.532 giorni starebbero per = è passato tempo per me
Voglio dire: non passerò certo alla storia come inventore del rebus a data
con tutti i suoi rivoli numerici:
ma la mia storia comunque esigeva una data,
e da qui è cominciata.

Buon ’48, Vecchioleviatano!

 

devo fare pace con la polvere

devo smetterla di andare a caccia di piccole sbavature, macchie sul pavimento, da me prodotte o no, impronte sui mobili, sulle maniglie del frigo, sui pomelli delle credenze, croste di cibo sul piano cottura, ombreggiature sul ripiano, chiazze di schiuma sul lavandino, piccoli cerchi raggrumati sullo specchio, pezzi di bitter cristallizzati ovunque, ammassi di pelle che dal letto si sfarinano per terra, devo smetterla, devo fare la pace con l’entropia del mondo casalingo, di cui sono solo una componente, non un comandante.

devo smettere questa incapacità di vivere il presente (sebbene sia consapevole che è impossibile vivere l’attimo, a dispetto di quanto sollecita Schopenhauer con argomentazioni che ho ampiamente confutato): dato che i conti col passato li ho già tutti risolti con una risoluzione che stabilisce che non c’è modo di risolverli, e dato che con il futuro non mi ci metto proprio in gioco, piazzato in una bolla di aspettative ridotte a zero, e che pure non accadranno mai, per la fortuna di chi intende ancora illudersi, come le polveri bagnate dentro il centro di comando del cervello.

devo smetterla di ricordarmi che Vivaldi va suonato più allegro, e semplicemente limitarmi a farlo, le citazioni e le eccitazioni del momento sono un godimento che va dimenticato per essere riproposto sempre nuovo e divertente.

dovrei smettere di guardare l’ora, di parlare incarcinandomi (inventato adesso) da solo senza bisogno dello specchio, ed assillarmi di precipitarmi a farmi da bere e da mangiare con sistematica abitudine, come fosse un obbligo e non un piacere, almeno da qualche parte devo averlo letto, o sognato a letto.

La cosa più importante che dovrei smettere è continuare a considerarmi un ragazzo e continuare a fare proponimenti, anzi a scriverli inutilmente, come se ad essere arrivato qui al mezzo secolo lo avesse fatto un altro al posto mio.

Come quando mi chiedo con nettezza da dove devo cominciare e come o quando devo terminare, ma l’assurdità di questo proponimento è pari a quello di fare pace con la polvere, perché una volta che ho impresso la parola come l’impronta, niente e nessuno potrà cancellarla, e tutto succede nell’attimo seguendo me che seguo lui, che è come chiedere al mondo di aiutarmi a fare pace con me stesso, ma io non mi sono mai dichiarato guerra, io la sola cosa che ho dichiarato è questa.

In sostanza quella stessa di cui è fatta la sostanza di tutte le cose circo-sostanziate in cui faccio spazio alla polvere.

MI FERMO QUI

e ti tengo nei miei sogni

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