Archive for Marzo, 2006


AMARCORD GAZZETTINO – INEDITI

Catalogo Gazzettino - marzo-aprile 2005E quindi:

GAZZETTINO 2005

INEDITI  MARZO-APRILE

AMARCORD GAZZETTINO

Catalogo Gazzettino - gennaio-maggio 2004Come promesso:

GAZZETTINO – Gennaio-Maggio 2004

In nome della satira Leviatana:

 

il catalogo GAZZETTINO – parte prima.

 

Tutte le edizioni pubblicate dal settembre al dicembre 2003.

 

A breve, inserirò quelle del periodo gennaio-maggio 2004

 

Buon Divertimento

Catalogo Gazzettino - settembre-dicembre 2003

 

DELIRI POETICI

Poesie - prima stesuraQuesta è la prima stesura dei miei testi, datata 2001.

Ci sono alcune differenze con il libro poi pubblicato l’anno successivo da Firenze Libri. Alcune poesie furono successivamente cassate, e qui dunque fanno la loro comparsa come inediti ex-post. In particolare: "3 ore", " ‘O ‘bbuon e ‘o malamente", "Medio Oriente", "Ritornello", "Poeticaso", "Saldo negoziato", e forse un altro paio, dovrei controllare sul testo stampato ma non ne ho voglia.

Non compare, invece, quella che è la poesia che chiude la raccolta pubblicata, cioè "I venditori di parole".

Successivamente, provvederò ad inserirla insieme al resto delle poesie inedite del periodo 2003-2005

Infine, il Leviatano:

 

il concetto di "leviatano" riassume perfettamente la mia filosofia di vita ma, a ben pensarci, l’entità leviatana assorbe tutte le nostre esistenze.

 

Cos’è – in effetti – il leviatano?

 

il leviatano è – in senso lato (un lato del Leviatano) – il Sistema, la mostruosità assoluta, la sovrastruttura per eccellenza, è la vita iperbolica al quadrato, perchè tutto e  il contrario di tutto, è il destino ed il caso, è la divinità e la perdizione, di più, è l’umanità senza dio e senza regole, che ha bisogno di regole ancora più mostruose per dominare la sua disumanità.

 

ma il leviatano è anche il sogno, l’ideale smarrito, la suprema forza dell’illusione. il leviatano è la violenza e la dolcezza, è l’aberrazione e la romanticheria, il contenitore di vetro e di gomma, che reprime, si espande, che si perde e si riprende e che sorprende e che ovvia all’ovvio.

 

il leviatano è carne e sangue, il leviatano si estrinseca in figure e paradigmi.

 

il leviatano del calcio per eccellenza è maradona.

 

è leviatano nel suo simbolo assoluto Pantani (e c’è, nel libro: è lui il mago. Quella poesia è nata nel maggio del 2001, quasi tre anni prima della fine: eppure, era tutto già scritto. Ecco perchè lui era un leviatano).

 

era un leviatano berlinguer, per un filo rosso morale isolato e romantico ancora mai rimosso, ancora più rimosso, in questi tempi di imbarbarimento etico.

 

eppure, è leviatano anche berlusconi, potenza magnetica della nefandezza amorale.

 

è leviatano kafka, quando scrive: "prima non capivo perchè la mia domanda non ottenesse risposta. ora non capisco come potessi credere di poter domandare. ma io non credevo affatto, domandavo soltanto".

 

è leviatano leopardi, un leviatano sia ante che post-litteram.

 

è leviatano blob, che maciulla la tv in cui noi stessi pensiamo di vedere persone che sono lo specchio di una finta realtà che non ci circonda, perchè siamo noi a circondare il circondario della prigione in cui ci siamo chiusi, la galera dell’immagine.

 

è leviatano bukowski, leviatani gli U2, è leviatano il ricordo, certo.

 

è leviatano Borges che si fa cieco per non vedere le parole che sente.

 

è leviatana l’idea di portare al polso da 20 anni lo stesso orologio: anzi, è leviatano il farlo.

 

è leviatano lottare anche sapendo che se potessi rinascere non lo faresti mai, anzi: se potessi nascere, non lo faresti proprio. Ma ci sei, sei ben sveglio, non hai nulla da perdere perché tutto è già perso, ma c’è la musica, la musica è leviatana e dunque apri gli occhi.

 

è leviatano il vuoto pieno in cui raccogliere tutte le cose che ci sono date da vivere e da non capire. il sopra e il dentro. la sfera che mira e centra.

 

è leviatano lo scrivere sapendo che è il mezzo inutile per eccellenza, e leviatano è il dialogo, il tentativo di amarsi, cioè di esprimere dei sentimenti che – per loro stessa natura – sono quanto di più inesprimibile esista nell’universo, sono l’antitesi dell’espressione, sono il silenzio e il dolore, sono la cornice di un’apparenza che prova ad apparentarci.

 

sono leviatane le scelte e le vite parallele che si propagano oltre e dietro la scelta fatta, che ti continuano a rimontare sopra strati di calma, è leviatana la precisa certezza che la memoria non è ciò che hai fatto, ma tutto ciò che non sei mai stato. Forse.

 

Leviatano è il concetto che esiste un solo limite alla conoscenza di sé, dato dal non conoscere i propri limiti.

 

è leviatano tutto ciò che ti passa per la testa, per il semplice motivo che comunque passa, ti da l’idea del tempo, ti sottrae tempo, ti avvicina all’infinito, è leviatana l’idea di vedere cos’hanno da dirsi due rette parallele che all’infinito si incontrano.

 

E’ leviatana la sensazione che domina tutto questo flusso di parole, di immagini, di appunto deliri e demoni di altri disincanti: che potrai dire tutto, che tutto è lecito perché ogni vita è unica ed irripetibile, e sommamente, tragicamente, commoventemente inutile.

 

Che nessuno può essere giudicato, e mai: per ciò che dice, di più: per ciò che fa. Di più: per ciò che pensa, e oltre: per ciò che non è.

 

E se la razza umana si regge sulla più incredibile delle invenzioni, anzi la sola che ci qualifica come razza umana, ovvero la Parola: allora le parole vanno fatte a pezzi, vanno scarnificate e vanno svelate nel suo approssimato e coinvolgente non senso, qualunque esso sia.

 

Non foss’altro che per vedere cosa resta, cosa si cela dietro di esse.

 

E cosa si cela dietro di esse?

 

Credo che lo si immagini:

 

il Leviatano.

 

Che per un gesto di resa affettuosa, di accettazione imprescindibile di una cosa stralunata e antiumana come la vita, si prende un aggettivo colmo di saggezza, di palpabile rispetto: "vecchio".

 

Vecchio, come dire grande, come dire supremo, come dire solito, bonario, inattaccabile, magniloquente, brillante pazzo diamante scintillante:

 

Vecchio Leviatano.

 

 il Vecchio Leviatano è dunque la più reale delle finzioni, o la più ingannevole delle realtà: una grande metafora, una sublime allegoria di qualcosa che – alla stretta finale – risulta indicibile, e per questo ingiudicabile, inattaccabile, indistruttibile.

 

E ritorno a Kafka: "in teoria vi è una perfetta possibilità di felicità: credere all’indistruttibile in noi e non aspirare a raggiungerlo".

 

 il Vecchio Leviatano è quell’indistruttibile dentro di noi: la Matrice illusoria che ci fa credere di essere dentro di noi.

 

E per citarlo:

 

"Non deve avere senso, ma solo un breve assenso".

 

 Ogni pezzo di Leviatano dentro di sè.

 

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