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Meta
Ci sono veramente certe date che nella mia vita tornano.
Ma non significa niente, è solamente il caso, il dio supremo.
infatti tempo fa mentre ero a letto e ri-guardavo un famoso film della morte che sbaglia i suoi piani presunti per deficit da momentanea distrazione, e per il restante svolgimento della trama cerca di porvi rimedio in modo assai astruso e fantasioso, essendo io ubriaco assai pensavo che era come il gioco delle formiche, cioè una finzione prolungata di un disegno allungato per cinismo sopraffino.
tu circoscrivi il raggio di azione di 20 formiche creando delle barriere artificiali, magari 4 libri a far da quadrato labirinto, poi ci lanci dentro dell'acqua e alcune annegano, altre riescono a scappare dall'artifizio per sotto e per strevezo, e si danno alla fuga. tu allora lanci dei fiammiferi a caso dall'alto, e alcune restano bruciate, altre scampano ancora per miracolo alla cremazione, e tu allora ti rompi i coglioni e le schiacci con il piede.
fine.
che significato aveva tutto questo nella mia logica alcolica lucidissima però?
paradossalmente: che il destino non esiste – ma già lo seppi da secoli; che tutto è caso perchè, come disse bene ragionando con me il durmanio, nella prospettiva di spazio-tempo e mondi infiniti tutte le cose devono necessariamente accadere, se ogni cosa è mossa da volontà singolare, accadimento e principio di causa-effetto moltiplicato all'infinito.
se capisci bene questo concetto, arrivi alla conclusione che sfortuna e fortuna non hanno senso né posto nell'universo. che una combinazione, un accidente, sono quanto di meno sconclusionato possa accadere.
per cui, quando cali questo pensiero indefinito in un calderone di uno stadio si verificano fenomeni di tipo surreale, ad esempio:
il 6 dicembre del 1989 due individui di mia conoscenza esultavano alle mie spalle ad ogni gol del werder brema – ne furono 5:
il 6 dicembre del 1959 veniva inaugurato il san paolo;
il 6 dicembre del 2009 vinco allo stadio con un gol all'ultimo minuto di un giocatore ora trasferitosi alla mia nemesi;
il 6 dicembre 2010 invito uno dei due loschi figuri a fare statistiche su una merda di nano;
sempre il 6 dicembre 2010 l'altro losco figuro mi manda un sms dome mi parla di sfortuna;
il 6 dicembre 2010 è accanto a me una persona che la prima volta che venne allo stadio con me vinse con un gol all'ultimo minuto;
il 6 dicembre del 2010 i due loschi figuri suddetti, nonché un terzo (e con ciò ci riconduciamo alla foto del post), hanno avuto un pensiero ed un messaggio per me nello stesso momento in cui io rotolavo per sempre dall'istante irraggiungibile alla mitologia del gradone, perennemente fissato dall'occhio incantato – anch'esso presente in immagine di un post precedente – che vide già quell'altro gol all'ultimo secondo.
Ma mai le scene che seguirono ieri, alle ore 22 e 42.
L'istante in cui formiche, 6 dicembri, morte, caso, necessità, coincidenze, pensiero, figuri e metafisica si fusero, eccolo qui:
Niente da dire: il Tempo non esiste, Resiste.
Fino all'ultimo secondo, l'ultimo respiro,
la Soffocazione suprema.
uà il sole!