Sarò asettico. 40 anni sono solo un numero.

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Scena 1: Vico Equense – Via Raffaele Bosco – Villa Cobra esterno giorno, ore 10 circa.
il bambino di 10 anni legge “La Gazzetta dello sport” sul tavolo fuori il balcone della cucina. C’è la carrellata degli 11 avversari in campo, con foto e breve dichiarazione (all’interno). Il suo immaginario fantafanciullesco viene colpito dalla frase di Valdir Peres, portiere brasiliano: “Temo il risveglio di Paolo Rossi”.

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Scena 2: Vico Equense – Via Raffaele Bosco – Villa Cobra interno giorno, ore 16 circa.

il bambino di 10 anni sta facendo un riposino sul lettino del salottino, persiane chiuse, la luce penetra dalla porta come una visione metaspirituale, e quella suggestione e quella attesa e quella emozione irripetibile si traducono in una supplica diretta a dio. “Ti prego, facci vincere”.

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Scena 3: Vico Equense – Via Raffaele Bosco – Villa Cobra esterno giorno, ore 19 circa.

il bambino di 10 anni e suo fratello maggiore assistono alla parata di Zoff (LA parata. quella là su Oscar) con animo sollevato e tranquillo, perché al gol di Antognoni, di pochi minuti prima, sono partiti per un’esultanza dentro casa che ha impedito loro di scoprire che la rete è stata annullata, che l’Italia ha solo un gol di vantaggio, e che no: “ma fatelo pure, tanto siamo sopra di 2”, non è affatto vero. Lo scopriranno dalla sovraimpressione, quel 3-2 che pensavano fosse un errore. Con ciò risparmiandosi però un supplizio metafisico. Magari, avessero saputo il vero stato delle cose, si sarebbero attorcigliati mani piedi becchi e capelli tra loro nella sofferenza (per inciso tutto ciò mentre L’altro, il grande altro appena 6enne, si beava di una spericolata superiore incoscienza – ma questo è un altro discorso cioè in verità lo stesso e quindi ce lo dovevo mettere per forza): una di quelle belle sofferenze che ti dimentichi nei contenuti ma non nei contorni e che ricordi di aver provato e lo ricordi perennemente anche se non te la ricordi materialmente più (materialmente, poi!); ma magari furono proprio loro due, con una telepatica serenità unica al mondo in quel momento – i soli a pensare di avere vinto già – a creare i presupposti di quella parata, LA – parata. Sincronicità. Come il temuto risveglio di Paolo Rossi in bocca a Valdir Peres. O la preghiera più candida che sia mai stata fatta: ed esaudita. O semplicemente come il fatto che due fratelli son state le due sole persone della storia ad aver vissuto questa esperienza parallela fuori dal mondo per come era in quel momento, e che comunque li ha condotti là dove pensavano di essere già. Vaglielo a spiegare alla vita: è impossibile, è oltre.

Quindi, sarò asettico:

40 anni sono solo un numero: un numero ad effetto /di un 5 luglio perfetto /per il quale è valso il cammino/ d’esser stato a 10 anni quel bambino.

(darei tutto ciò che mi resta per tornare là, a quella settimana. quella solamente e basta, e la si chiuda qui, triplice fischio. Ma oggi alle 16 non ci saranno suppliche, né entità cui rivolgersi. Funziona così – e fa male, ma di un male bello – quando passano non asetticamente 40 anni di tutte le mie vite che ci sono e non saranno più. )