Primi effetti positivi della campagna abbonamenti della società sportiva calcio Napoli per il campionato 2008-2009.
dopo poche ore, blitz decisivo per la liberazione di Ingrid
"Non avremmo potuto più impedirle di abbonarsi: 6 anni e mezzo di foresta possono entrare nel novero
delle follìe umane – ha dichiarato un notorio guerrigliero – ma un altro anno senza distinto in serie A va oltre il degrado umano. Vi è un limite di pervicacia del male, oltre il quale subentra il bisogno di pace interiore e
cum-passione universale, olistica e panteistica. E poi il Presidente ha fatto begli acquisti"
Ingrid non ha rilasciato dichiarazioni in proposito. Ma per lei parlano le immagini.
Un posto al fianco del VecchioLeviatano sul distinto non te lo toglie nessuno, ragazza!
Per panini ed acqua ci penso io.
Come frutta il mandarancio va bene?
Ti insegno anche a fare il sudoku!
Forza Napoli
Forza Ingrid!
Mancano poche ore al mio ritorno in coppa uefa, senza intertoti, panionios, vlasnie e preliminari.
Sento dentro una cosa che non ricordavo da tempo. mi viene in mente una finale di coppaitalia di oltre 10 anni fa, mi viene in mente il playoff di serie c con l’avellino, e poi il 10 giugno 2007 di genoa-napoli.
No, niente emozione si paragona all’altra.
oggi è oggi.
L’ultima partita di Coppa uefa che ho visto al San Paolo risale al 1989, sono passati più della metà dei miei anni. Era la finale, con lo Stoccarda: l’acquisto di una sciarpa e cose indicibili.
Era il 3 maggio.
Il 3 maggio è stata anche l’ultima partita del Grande Torino, amichevole in portogallo contro il Benfica.
il 3 maggio è nato il mio fidanzato, Lavezzi.
Tre furono i golo in quel tre maggio ottantanove, e Maggio stasera sarà in campo.
Ed il mio cuore non si ferma più.
(e questa è la terza, con post inserito anche in altro luogo del blog, visto che sto a caciarà e a circolarizzà – romanesco debito per questioni di incidenti capitali)
dieterfrange vulter primen leviantenitas
Trad: L’avevo già scritto io con metodo riflessivo e deduttivo, ma essendo una testimonianza diretta, meglio ancora. E citando Battisti/Panella – con perfetta circolarità di tutti gli ultimi post – ricordo che “la verità viene sempre a palla”.
http://sport.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=1705
Per chi è scettico e conosce la lingua e non si fida:
http://derstandard.at/?url=/?id=1220457342474
http://www.tuttonapoli.net/index.php?action=read&idnotizia=28828
Però l’avevo scritto già io.
Comunque, due voci è meglio di una
(PROSEGUO RIPRENDENDO UN COMMENTO MISTERIOSAMENTE MOZZATO DA SPLINDER…)
Ah, trenitalia. Intanto, vorrei sapere quale italiano dotato di un minimo senso della dignità non ha mai desiderato incazzato di distruggere un treno italiano con le sue mani. Chiuso il paradosso, è un paradosso, è una battuta, si plachi la digos cortesemente. Trenitalia è quella gente che quando sono andato al concerto Radiohead, nel giorno della partenza mi ha abrogato il treno a un’ora dal via, costretto a prenderne un altro di “maggiore qualità”, costretto a pagare la differenza (da un posto prenotato di seconda classe IC ad un posto in piedi AV di prima classe. Si badi: un posto in piedi di prima classe. Sulla prima classe in piedi ci tornerò ora) ed in più mi ha chiesto altri 3 euri perché… avevo cambiato treno in corsa. Trenitalia è quella gente che quando sono sceso da Napoli a Palinuro mi ha venduto un posto IC in piedi ma di prima classe, perché i posti in piedi di seconda classe (come mi diceva la stronza dietro il bancone deridendomi) erano già esauriti. Trenitalia, ma tu come cazzo li conteggi i posti in piedi? E mi dici come fai a differenziare tra posti in piedi di prima e posti in piedi di seconda classe? I posti in piedi di prima classe hanno sotto le suole la moquette e quelli di seconda il pavè? Con ciò, non oso nemmeno immaginare in che condizioni hanno viaggiato “quelle bestie”. Ora io, sempre il laureato del cazzo impiegato beneducato e granducato, devo essere onesto ho svariate tentazioni di scassare tutto, in varie direzioni, spesso e volentieri. A cominciare dalle pompe di benzina, dai bancomat, dalla camera di commercio burocratica e dal luogo dei pianisti di mestiere. Mi ripugna un po’ tutto, il costo del pollo e del greggio che esplode senza criteri (parola: mercato. Lo avete voluto il mercato? Servìti!), le truffe della mia banca, la tim che mi cambia piano tariffario (cioè: passa da “tim autoricarica” a “easy tim con autoricarica”, stessa cosa, con incremento del costo al minuto, ma poiché il piano tariffario si chiama in modo diverso devo passare dall’uno all’altro, sennò non mi conteggia la ricarica a chiamate ricevute, e per farlo devo pagare 9 euri) e il costo della Napoli-Portici, e tutte le altre fottute ruberie a cui non posso oppormi ma solo sottostare salvo riprendermi la loro stessa libertà, rubare anche io, ma poi io pagare e galeriare e loro no.
Sono un qualunquista balterante banale? No, è diverso: avendo idea che ognuno faccia un po’ il cazzo che gli pare, che chiaramente i privilegiati referenziati a circuito chiuso non solo il loro cazzo lo fanno un po’ di più, fino a farsi i bagni nelle oasi protette (a Fantozzi Ugo lo avrebbero scudisciato in pubblica piazza) o a farsi direttamente la legge in cui si dice che tu perché sei tu non vai in galera. Vabbè, retorica. Io comunque ripugnerei e spaccherei cartellino lavorativo e laurea in mano. E quindi figurarsi.
E poi, onestamente: 500 miliardi di dollari di danni per un treno! Ma cortesemente, andate a cagare voi e le vostre bugie (citando Gazzè). Io sti cessi di oro massiccio, questi condizionatori stile nasa, questi sedili lindi e questi vagoni ristoranti by ritz non me li ricordo punto. Delle due l’una: o le pulci, le zecche e le specie anfibie che vivono sui trenitalia sono così rare da doversi considerare di valore inestimabile, o vale l’altra: il signor trenitalia non sa più a chi cazzo derubare, mentre noi paghiamo e paghiamo e paghiamo (quest’anno a trenitalia tra imposte e biglietti ci ho dato un fottìo di valore-lavoro).
Che cosa ho scritto, a finale?
Era uno sfogo misurato, avrebbe potuto seguire tante altre direzioni.
Io sono qui, aspetto che le sanzioni onu-osservatorio-lega-padana facciano il loro corso. In ultima ora leggo la ciliegina finale sulla torta delle farse. Che il capo della polizia, che è capo della polizia e che fino a un certo punto può fare il pagliaccio per reggere la baracconata, dice testualmente (è costretto: dalla realtà oggettiva): “Domenica non c’è stato alcun incidente”.
http://www.tuttonapoli.net/index.php?action=read&idnotizia=28698
Se i cinegiornali, i radiogiornali i trenitaliagiornali aprono con questa notizia, io per lo stupore mi darei anche fuoco, ma non lo farò perché mi piacerebbe vedere come la metterebbero nome, talchè la farsa avrebbe due maroni di falsità così da spiegare a 50 milioni di buoi da riporto in gabina.
Ma non accadrà.
La questione è Napoli, il pregiudizio che si porterà sempre dietro, la società ed il sistema, la politica incapace l’istituzione mendace l’osservatorio accecato e il popolo stronziato, i piloti teleguidati, le torri cadute e la guerra inevitabile in nome del popolo dio.
Volevano l’undicinovenapoletano e si ritrovano con un treno rotto, disperati!
Io con le mie lauree, le mie frustrazioni da impiegato, mapperò anche la mia moralità dignitosa di lavoratore, la mia famiglia, i miei sogni, il mio abbonamento, la mia fedina penale immacolata, io tutto e come sono, vecchioleviatano e buono, io mi sento di sostenere che quelli stanno facendo male i calcoli: così non servite al popolo il cattivo perseguito a reti unificate, pugno di ferro e decisionismo veritiero (ad alzare cortine fumogene sempre più volgari e patetiche come voi). Così costringete il buono guaglione ad allontanarsi dal suo distinto. O, al peggio, perché la prima non accadrà che forzatamente – gabbio per parole libere? ci arriveranno, lo inducete – con coscienza e responsabilità – a cominciare davvero a scassare tutto.
Tranne che il mio seggiulillo lassù al distinto, pulito fresco dal mio giornale da culo, panino mortadella acqua caffè borghetti e forza Napoli.
Andate a fottervi, impostori:
Forza Napoli!
Quando hanno cominciato ad eclatare le notizie, non credevo alle mie orecchie (ed/od ai miei occhi). Prima nel senso dello stupore e poi, stupefacentemente, nel senso letterale dell’espressione.
Per oltre due giorni, ogni apertura di giornale, telegiornale, radiogiornale, spiaggiornale, culogiornale è dedicato al tema della inusitata violenza dei “tifosi del Napoli”.
Io al limite posso anche capire che l’italiano medio è seriamente ed irrimediabilmente frastornato ed atrofizzato nelle sue appendici cerebrali e di ragionamento (al riguardo, si veda anche il post sul nuovo scoop dei prelati: la morte cerebrale non è morte effettiva. E ti credo, vivono in italia: in quale paese simile declamazione è più attanagliabile ad un popolazzo bue?). Ma quel che mi stupisce è la totale incapacità di porsi delle semplicei, conseguenziali domande.
Ad esempio: quanti morti ci sono stati domenica scorsa? Quanti feriti? Quante vetrine rotte? Quanti negozi assaltati? Quali sono stati i danni inflitti allo stadio olimpico? Ed alla stazione termini? Ed alla stazione di piazza Garibaldi di Napoli?
Ecco che tutto mi è tornato chiaro, tutto preciso, tutto calibrato e sempre tutto nella chiave giusta di apertura della porta del cranio: la farsa, l’imbroglio ed appunto l’apparenza strumentale.
Che la partita Roma – Napoli fosse la più “delicata” d’Italia – sotto il presunto profilo del presunto ordine pubblico da “rischio ultrà” – lo sapeva chiunque, anche mia nipote di due anni, che sabato con gli occhietti preoccupati mi sconsigliava di fare una cosa che non avrei mai fatto – a parte l’insalubrità mentale o il desiderio di autodistruzione che vivono in me.
Che l’osservatorio, la nato, l’onu, la lega, il viminale, il cardinale e la stele di rosetta abbiano deciso di consentire la trasferta ai “tifosi del Napoli” commettendo una leggerezza (apparente! E in apparente buona fede!) è altresì lapalissiano (per non dire preordinato e maleficamente preordinato). In realtà, se persone che ragionano come ragiono io e tanti altri “conoscitori” del mondo del pallone (Dario e Luca: “Tanto domenica è l’ultima partita di campionato, altro che prima. Dopo Roma-Napoli chiuderanno gli stadi. Venerdì 29 agosto 2008 – fonte telefono di casa mia) hanno permesso che si creassero i presupposti perché succedesse ciò che (in realtà poi non) è successo, il motivo è uno solo: che volevano che accadesse ciò che (in realtà non) è accaduto. Volevano il morto (o a grasso colante i morti) e il sangue, ma ci è scappato “solamente” un treno “devastato” (ci tornerò poi) e comunque se lo sono presi a pretesto, il trenino in luogo del morto/i, come i bimbi capricciosi e stronzi, per fare quello che senza pretesto non avrebbero potuto fare ma che avrebbero fatto uguale (però col pretesto è più bello, e il popolo bue più recettivo a tg unificati, e sdegno e reprimenda ed accettazione incondizionata delle terribili ripercussioni e decisioni una sola unica cosa santificata ed inoppugnabile).
Andiamo avanti.
Le persone che sono partite per Roma avevano un biglietto del treno ed un biglietto per lo stadio. Non so il biglietto del treno (ah, anche su questo ci ritornerò), ma quello del match di calcio funziona così: carta d’identità. Cioè: mostri la carta d’identità ed i tuoi dati vengono inseriti in un terminale. Anzi, di più: per la partita di Roma, bisognava anche consegnare la fotocopia del documento d’identità. Morale: il viminale, la questura, la postura, il cardinale o chi per essi, se le istituzioni preposte vogliono sapere chi è partito per Roma, lo sanno già. Chiaramente, per effetto del pensiero laterale e del danno collaterale, è d’uopo avvertire che la frase precedente è falsa, nella fattispecie in cui utilizza il presente laddove “lo sanno già”, perché è da circa 3/4 anni che loro lo sanno già, li sanno già. Sanno benissimo chi sono, da dove vengono, che facce hanno, che legami hanno, quante pistole e lame hanno. Sono schedatissimi, notissimi, arrabbiatissimi ed intoccabilissimi. Le istituzioni preposte, chiuse le imposte, li sapevano già, e già sapevano cosa (in realtà non è) sarebbe successo. Lo speravano e lo temevano e per questo lo speravano un po’ di più.
Incapacitati a cogliere l’aspetto sociale, culturale e politico della questione, che è quella del “normale” ordine pubblico (col pretesto della partita come a chiaiano il pretesto fu la discarica, come l’emergenza rifiuti lo fu per i roghi, come la manifestazione per blablabla lo fu per il blablabla e via dicendo), e dunque arresi all’incapacità di trovare una soluzione che non danneggi interessi, spacci su larga scala, malaffaristi di affaracci, votazioni clientelari o, meno retoricamente, impauriti dal ritrovarsi un nuovo loro morto collaterale sul groppone, un nuovo quartiere che scalcia e inveisce contro “il guardio”, si sono trovati a poter riutilizzare il solito (finto) caprone espiatutto, il calcio, il tifo malato.
Maroni – due bei maroni – col pugno di ferro annuncia che d’ora in poi non vi saranno trasferte di napoletani. Ovviamente i suoi – verdi e razzisti – elettori sono in sollucchero, e non c’è bisogno di aggiungere altro.
Se non che questa cosa non ha un solo appiglio logico, legale e morale: io non posso andare a Bologna perché un uomo di cui sanno nome, faccia e indirizzo ed al quale non hanno impedito di salire su un treno o semplicemente di non mettere piedi in uno stadio (daspo), in tal modo legittimandolo a fare il cazzo che gli pareva, ha rotto il vetro di un treno e pisciato fuori dal vaso?
Due bei maroni, mi spieghi la logica?
Due bei maroni (io poi me la piglio con te come se tu fossi una mente pensante e pesante, e non – come tutti meno un paio – un ingranaggio inconsapevole – tu e mezavocca – del sistema) , ti rendi conto che l’equivalente di questo è che se un uomo – successivamente inteso come “tifoso della lazio” – aggredisce uno steward su un volo di linea perché vuole tenere acceso il cellulare mentre sta andando a vedere la sua squadra a torino, allora si impedisce al signor Esimio Qualunque di andare sette giorni dopo all’olimpico?
Ricapitoliamo: io sono una persona perbene – per quel che significa ‘sta cazzata – lo possono testimoniare i miei parenti a suon di schiaffi. Ho una laurea e sono un impiegato, quindi faccio (farei) parte della spaccimma della Napoli borghese e beneducata e civile e morale. In più, a differenza della maggioranza delle persone, considero di avere – ed esercito – la mia coscienza con una certa responsabilità (e si badi che l’invenzione del pupazzo invisibile dei cieli non è dovuta alla paura della morte, ma a quella di assumersi le proprie responsabilità). Sono un netto tifoso del Napoli, nonché abbonato (lo testimonia la foto lissù).
Io sapevo che “non bisognava” consentire la trasferta.
Io sapevo che ci sarebbe andata gente – sempre quella – che da tempo è sotto osservazione delle istituzioni preposte che si girano dall’altra parte perché “fa comodo”, è meglio tenere la cosa sotto un livello minimo di tensione e perchè è preferibile “non esasperare gli animi” (sociali).
Io sapevo che queste genti si potrebbero tranquillamente tenere sotto controllo, fuori uno stadio (daspo) o nei giusti ambiti di una società civile (diffide, denunce, giustizia, galera), poiché il problema non è a monte il calcio, ma il sistema, di cui il calcio – come la politica, l’economia, i quartieri spagnoli, l’ingiustizia e i semafori distrutti e gli scippi e le frodi e tante tante altre cosucce che non vanno – fa parte. E che non si vuole bloccare. Da capire solo se non si vuole perché non si puote o non si puote perché non si vuole. Ma è lo stesso, come lo stesso è il partenariato del gruppo sportivo, economico, che raffina petroli e che è amico di quello che fa la strada, il ponte, la cordata, la telefonata, il politico, il massmediatico, l’istituzione e il poliziotto, lo stilista, l’apripista all’expo e il presidente omniamunda.
Chiuso il cerchio del delirio.
Ah: perché se io scendo dalla macchina al semaforo e lancio una bottiglia di acqua contro lo stronzo davanti a me che non parte al verde vengo denunciato e mi sbattono al gabbio mentre se faccio questo dentro lo stadio o fuori o in un treno io (cioè non io, perché a me mi inculano in quanto perbene impiegato laureato. Intendo un “io” generico con fedina infame) me la passo liscia mentre la settimana dopo il signor Innocenzio Casalinghi non può andare allo stadio? Se assalto il bus a Milano nel giorno della prima alla scala urlando che sono un tifoso ultrà di Puccini l’anno dopo l’inaugurazione la fanno a porte chiuse?
Io sapevo come fossero comici tutti questi paradossi.
Così, la farsa delle farse è che senza morti, feriti, danni ed altro, i “tifosi del Napoli” non possono più fare trasferte. E forse io – con regolare laurea, lavoro, abbonamento e fratello dolce a tutela – non posso andare al mio posto di distinto in quanto abbonato.
Per un gruppo di persone a cui si è consentito di incendiare cassonetti (in passato) uomini (in presente) bandiere, aste, fumogeni, discariche e, in ultimo, a cui si è consentito di rompere il vetro di un treno che è partito con tre ore di ritardo alle 12,24 del 31 agosto (temperatura mite?) senza aria condizionata, stipate come bestie. Si dirà: tanto bestie sono. Allora con la stessa logica, non li si biasimi se scassano un treno. O fatemi capire chi, messo in condizioni di manifestare la sua naturalità sociale, politica ideologica morale e personale sapendo di non essere perseguito si esima dal farlo.
Ah, trenitalia. Intanto, vorrei sapere quale italiano dotato di un minimo senso della dignità non ha mai…