VL

Un senso di disagio o di vergogna mi attraversa, lui effetto io riflesso, quando mi ritrovo costretto a leggere, nella lingua che “capisco”, certe cose. il fu rappresentante del popolo che spopola nell’isola della televisione e si erge a paladino e riscatto di una parte politica. Il critico televisivo che parla di “sottomissione mediatica alla logica dello show; la subordinazione della politica allo spettacolo ed all’esibizione di sé”. E poi ancora: “tutto ciò non giova certamente alla credibilità dei partiti, del parlamento e delle istituzioni”. Ma dove mai credono di vivere, si illudono o si infangano, già vittime essi medesimi dell’abbaglio e del Sistema – e quindi complici, complici senza appello?

Niente a suggerirgli, un rigurgito di testa, che gli Importanti e Potenti hanno pianificato il tutto e prodotto lo spettacolo che è oggi tvrealtà unificando i tutti mondi, e i presunti straccioni idealisti delle idee che partono dalle istituzioni per finire – ipso e logico fatto – nel baraccone che è unico e conforme. lussuria non è altri che irene, o mara o medesimo re silvio: stesso telefilm in diretta perenne.

"si mente il meno possibile soltanto se si mente il meno possibile, non se si ha il minimo possibile di occasioni per farlo"

Mi disagio e mi vergogno, a parlarne, perché “per come va il nostro mondo tutti quelli che denunciano ed evidenziano il degrado umano contribuiscono, loro malgrado, ad aumentarlo”.

il degrado mentale è un’assise dei grandi manager che dinanzi la crisi debbono tagliare umanità, ma: “è in questi momenti che un vero manager dimostra quanto vale”.

il degrado morale è: “Saviano voleva farsi i soldi; Saviano sbaglia a parlare dei mali dell’italia; Saviano non ha meriti, ha fatto copia e incolla; Saviano raccoglie ciò che ha seminato”.

Non si ragiona più per colpe e responsabilità: si sragiona per superficialità, plastica assenza di compenetrazione, logiche indotte dalla competizione, spietata insidiosa insensata invidia trasecolante.

Tutto diventa dibattito portaaporta affinché sfumi la vera questione.

“esiste un unico modo per dimostrare le cose che si dicono: semplicemente dicendole. Allo stesso modo in cui – non dicendole – si dimostrano le cose che si pensano”. VecchioLeviatano vecchio stampo.

Tutti badano alla sopravvivenza, per piccoli o grandi cerchi concentrici. La sopravvivenza della chiesa è il potere per il potere sulla testa e la paura primordiale agitata come minaccia.

“il cielo è muto e fa da eco solamente a chi è muto”

La famiglia è affarismo, sopraffazione, negazione della solidarietà fuori da quelle quattro mura, mentre dentro di esse si Uccide.

“una gabbia andò a cercare un uccello”

L’individuo è cellula di consumo, l’apprezzamento del merito è un modo per dare valore monetario ad ogni carne. La solitudine e la frammentazione diventano portali per schedature di massa.

“da un certo punto in là non v’è più ritorno. Quello è il punto da raggiungere”.

Non ho difese, non ho attacchi. Ma sono ben saldo all’interno del mio campo: “Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio”.

Ci sono pochi momenti, un istante basta, in cui sei convinto di avere: Capito. Tutto converge verso l’irraggiungibile, ed hai la nettezza della chiarezza e della consapevolezza, a tutto tondo nel tuo imperscrutabile universo.

La fanghiglia lascia il passo al respiro.

“Tu sei il compito. Nessun allievo in vista, da nessuna parte”.

il mio contributo al mio contributo, politico, sociale, intellettuale, morale e personale e culturale ed esistenziale trova senso in un sentimento che è oltre il ridicolo del modo in cui il mondo si è bardato. Lui ha barato, io sono completamente in balìa delle mie parole. Ho vinto io perché l’illusione è tutta mia, non puoi piegarla spezzarla umiliarla farla a pezzi dimenticarla: è nata per essere disillusa, si rafforza in questo percorso ed in quell’approdo trova il suo Senso indimostrato, da esso riparte per una meta che è completamento e non metà: "c’è una meta ma non una via, ciò che chiamiamo via è un indugiare".
ed è proprio come quando segno nell’arena, fino allo sfinimento, fino all’ultimo respiro, la soffocazione: quando io segno – come ora qui – io lascio un segno.
E questo spiega anche perché il Napoli è il Mio solo, solidale, apparente, pubblico Contributo.
E altro:

Cristiano aveva ragione sui mandaranci
Sandro e Sergio non saranno mai figli unici
Luca volerà pure da fermo
Generoso continuerà a comporre per nuovi 300 anni
Fabrizio inventerà risate
Dario modificherà di giustezza i testi
Pierpaolo slancerà i suoi denti ottimisti
Giulio incanterà i funamboli
Tutti gli altri non saranno solamente un nome
E tutte le altre decideranno se rimanere dentro questa meraviglia danzata

“è sempre per prova che sulle labbra torna la parola Amore”.

VecchioLeviatano è