Questo è un pensiero immediato ed estemporaneo, e certamente autoreferenziale, ma è talmente paradossale che non potevo esimermi dall’immortalare qui, in una piazza seppur virtuale ma pubblica ed anzi, nel capovolgimento di senso, più reale di qualunque virtuosismo virtuale.

In questi giorni, in queste ore, la mia vita non è cambiata di nulla: la mia quotidianità, le mie abitudini, i miei rituali, le mie passioni ed i miei passatempi hanno subìto un’alterazione basica al massimo di un 1 – 2 % rispetto al consueto (un consueto – benintesi – da me amato, ratificato e quindi scelto)

Voglio dire: durante la settimana continuo a lavorare; e che sia tutta la giornata, o solo al mattino, il risultato non cambia. Timbrato il cartellino torno a casa (tralaltro, con molto meno traffico e quindi con molto meno disappunto alla guida). Nel fine settimana, come sempre, stacco telefoni e telefonini, mi barrico in casa e mi dedico a me: con la mia musica, le mie letture, le mie proiezioni cinefile, il mio diario, i miei sigarini, i miei pensieri, le mie poesie, la mia cucina, le mie bevute. Come sempre, non bazzico locali, negozi (che non siano alimentari: per il pollo, il vino, la birra ed il latte, i biscotti e la marmellata di albicocche – per esemplificare), non vado in giro per palestre (mi bastano le mie 20 flessioni al risveglio mattutino e, al riguardo e per inciso, le mie ultime analisi del sangue sono state riprese dall’OMS per ricalibrare i valori corretti di un medio individuo occidentalizzato poco meno che cinquantenne), non alieno il mio equilibrio cerebrale e psichico in supermercati, negozi di computer e tecnologici di questa ceppa, di abbigliamento, di scarpe, di follia umana varia ed assortita. Quell’1 – 2 % di diverso che ci sarà, concernerà essenzialmente il tempo medio che impiegherò per comprare quei prodotti alimentari di cui sopra: in luogo dei soliti 10 minuti di spesa calibrata (non femminile, per intenderci) perderò, causa orde di decerebrati accorsi al saccheggio di guerra, qualcosa di più, non ancora precisamente stimabile.

Ma, in ultimo, la cosa che mi fa sorridere – al netto di tutte le paure, le preoccupazioni e le sofferenze collettive reali degli altri, di cui mi faccio carico essendo al fine un bravo ragazzo – è il pensiero che la stragrande maggioranza degli individui, in queste ore ed in questi giorni, è costretta a vivere in casa, costretta!, adeguandosi forzatamente ad uno stile di vita, che PER ME è una vita piena di stile personale, senza avere la capacità, gli strumenti personali, l’intelligenza umana per riflettere su come questo sia il migliore dei mondi intimi e personali esistenti e necessari per comprendere se stessi (e, di conseguenza, gli altri). Il fatto che tutti o quasi debbano vivere nel modo che io ho scelto per me, è come se mi ponesse sul piano – materiale e morale – di un sovrano indiscusso ed illuminato che impone alle persone di adeguarsi alla MIA idea sul come le cose debbano funzionare e che quindi, da dittatore – da LEVIATANO – costringa i suoi sudditi a mettere in pratica, volenti o nolenti.

“E ridacchiando ridò così”

VECCHIOLEVIATANO 2020